Una vivace satira che denuncia, con un linguaggio spiritoso e all’insegna del paradosso, i supposti mali dell’opera, contribuendo a sviluppare
nuove istanze riformatrici.
Nel 1685 Steffani pubblicò il suo secondo libro di musica sacra, all’età di trent’anni, quando oramai si poteva definire un compositore esperto.